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COVIDIO “IL VERSO E L’ERRORE”,

COVIDIO “IL VERSO E L’ERRORE”, di Luciano Saltarelli e Lino Fiorito Performance/ Installazione


COVIDIO “IL VERSO E L’ERRORE”, con Angelo Curti, Lino Fiorito, Luciano Saltarelli e Lello Becchimanzi, Daghi Rondanini, Gennaro Visciano e Fabiana Cappuccio, Flavia Chianese, Livia Ficara e con la voce di Andrea Renzi

COVIDIO “IL VERSO E L’ERRORE”. Il verso e l’errore, ossia un percorso, una direzione di marcia, interrotti da un’anomalia, un incidente.

Covidio prende spunto dall’esilio di Ovidio e dai recenti avvenimenti che hanno costretto l’intera popolazione mondiale a confrontarsi con l’isolamento coatto.

Il poeta latino, confinato duemila anni fa in una terra a lui estranea, per un “carmet et error”, soffrì tale condizione di esule e riversò tutte le sue angosce nella scrittura di Tristia.

Nell’opera si avverte la sofferenza e il dolore del distacco dalle cose e dagli affetti.

Ovidio abbandonò la frenetica vita romana per essere catapultato in un luogo ostile ed estraneo, in cui la natura fu l’unico conforto.

Oggi, venti secoli dopo, ognuno ha vissuto in modo più o meno drammatico un isolamento, una sospensione in un tempo immobile che ha, in varie forme, dato la possibilità di ascoltarsi, nel tentativo di rigenerare sé stessi.

Tutto ciò che era familiare ha acquistato un nuovo senso, determinato dalla ripetizione.

Al centro di tutto la natura, che è al tempo stesso causa e conforto dell’isolamento e si rivela essere protagonista indiscussa degli eventi umani.

Una performance/istallazione sull’isolamento, che accosta l’esilio sul Mar Nero del poeta latino Ovidio all’attuale tema della pandemia, un lavoro su noi, sul nostro fallimento, come individui, sull’emergenza planetaria che abbiamo contribuito a creare, che ha costretto la popolazione mondiale a confrontarsi con la solitudine coatta e i problemi di una crescita e di uno sviluppo senza freni che la specie umana pone al pianeta e alle altre specie che popolano la Terra. Immagini, pensieri, visioni si affollano nella menta di Ovidio, si formano nel guardare il mare, le nuvole, le rocce, gli alberi, silenziose presenze della natura di Tomis, il luogo dove l’imperatore Augusto lo ha esiliato.

L’isola diventa per il poeta un nuovo mondo dove, lontano da Roma, può ritrovare sé stesso, le trame del proprio destino, l’essenza nascosta della vita e dell’esperienza umana.

L’opera, eseguita da tre performer, è articolata in prologo, sequenze sceniche iterate ed epilogo.

L’azione scenica è sostenuta da immagini, video, musiche e rumori, registrati o eseguiti dal vivo.

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